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lunedì 19 maggio 2008

Salone del libro 2008. La fiera di tutti

Fonte "La Ghigliottina" - Articolo di Matteo Chiavarone

Ogni anno è un boom. Chiude il consueto appuntamento con la Fiera internazionale del libro di Torino, che tra polemiche, discussioni, eventi ha registrato come sempre, con un lieve decremento delle visite però, un ottimo successo. La bellezza salverà il mondo? A questa domanda, leit motiv di tutto l'evento, ripresa dall' Idiota di Dostoevskji , si è cercato di dare risposta proponendo una serie di dibattiti e incontri che hanno visto molti personaggi della cultura alle prese con le difficoltà che il nostro tempo ci mette di fronte.

A rendere ancora più difficile la situazione sono state le polemiche contro l'organizzazione per aver invitato Israele come ospite d'onore di questa ventunesima edizione del salone. Alle bandiere bruciate degli scorsi giorni si sono aggiunte manifestazioni e slogan che hanno blindato la città piemontese per tutta la durata dell'evento e soprattutto nella giornata di sabato che ha visto il corteo che si è mosso per le vie centrali. Fortunatamente gli echi di "guerra" non sono entrati all'interno del Lingotto dove si è potuto passeggiare tranquillamente tra gli stand, sfogliando qualche pagina di un libro, incontrando editori ed autori e ascoltando qua e là convegni e presentazioni.

Interessantissima la lectio magistralis di Edoardo Sanguineti, il grande poeta genovese ha parlato di traduzione, una traduzione che non è solo linguistica ma è decodificazione della realtà in quanto risultato del rapporto tra significato e significante. Molto seguiti gli incontri di sabato con Dario Fo che ha tenuto banco per un'oretta e mezzo tra serio e faceto; con Sergio Rubini, il quale ha presentato e letto con la sua solita ironia, mistura tra bravura e naturalezza, un romanzo di Carlo De Amicis (La guerra dei cafoni) uscito per i tipi della Minimum Fax sui ragazzi terribili degli anni settanta; con Giovanni Allevi che in occasione della pubblicazione del suo libro La musica in testa (Rizzoli) ci ha deliziato con la sua musica e con la sua simpatia; con Gore Vidal, per la prima volta a Torino, che in più di una occasione ha parlato di cultura e di pace e con Clive Cussler, un popolarissimo "bestsellerista" americano. Sempre sabato invece è saltato il convegno in cui doveva partecipare Sergio Bertinotti, l'ex leader di Rifondazione Comunista avrebbe dovuto parlare delle prospettive della sinistra in Italia e dell'uscita del volume Alternative per il Socialismo (Editori Riuniti).

Vorrei ricordare anche due incontri più piccoli ma che, a mio avviso, rendono veramente il senso della fiera, ovvero quello di abbattere ogni confine tra le culture del pianeta: il primo con Aarto Paasilinna, autore del pluri-celebrato L'anno della lepre (Iperborea), che con il suo humour conferma la capacità di raccontare ridendo anche le storie più tragiche e di riuscire, nonostante appartenente ad una tradizione letteraria lontanissima dalla nostra, a comprendere la nostra società; il secondo, inserito nel contesto di Lingua madre, con la brava giornalista e scrittrice argentina Leila Guerriero. L'autrice ha parlato di Patagonia, una Patagonia lontanissima dal nostro immaginario fantastica, una terra schiava del freddo e del vento, della desolazione, della solitudine. Una Patagonia che è protagonista del suo ultimo libro, Suicidi in capo al mondo (Marcos y Marcos); un romanzo che è anche reportage ed inchiesta su un paesino, Las Heras, teatro di un'insolita serie di suicidi a cavallo del 2000.

L'autrice indaga, domanda, osserva e, come lei stesso ammette, non cerca vie salvifiche ma cerca di raccontare una tragedia con le sue cause e le sue conseguenze. Dietro questa serie di dolori non ci sono misteri o sette sataniche come le voci cittadine tendono a far arrivare alle orecchie, ma il vuoto, esistenziale e "strutturale" di un "non luogo" simile o identico a tanti "luoghi" prodotti dalla società postindustriale. Un volume fantastico e interessantissimo, tra le uscite più interessanti di questa stagione letteraria ed una presenza che sicuramente ha arricchito il programma, già validissimo, della fiera.

Occorre sottolineare quanto l'estetica sia legata all'etica e quanto i linguaggi umani (linguistici, letterari, musicali) possano permetterci di arricchire le nostre esperienze. Ogni scrittore, editore, politico, musicista, critico e persona comune che ha partecipato al salone ha contribuito a questo arricchimento che deve prendere linfa anche dalle critiche e dai dibattiti sollevati dalle polemiche sull'invito ad Israele per superare ogni barriera sociale, culturale, politica.

Come ha detto Ernesto Ferrero , direttore editoriale della Fiera, "la bellezza ci salverà solo se sapremo educarci a riconoscerla, a farne uno strumento di auto-costruzione personale e collettiva". Penso sia l'ora di cominciare.

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