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sabato 10 settembre 2011

Riflessioni su Atlantide

Mi è molto piaciuta questa recensione di Atlantide, ve la propongo, la fonte è Amazing Readers: il piacere della lettura

atlantideAtlantide è stato il primo libro che ho letto di Cussler, un po’ spinta dall’argomento del libro e un po’ costretta dalla disponibilità della mia biblioteca.

Se devo essere sincera, all’inizio sono rimasta un po’ perplessa; poi mi sono piano piano ricreduta. Non che adesso adori il libro, anzi, ma devo dire che nel suo genere è abbastanza ben fatto.

Si tratta dell’avventura di Dirk Pitt, celebre alter ego letterario di Cussler, stavolta alle prese con un’organizzazione che vuole a tutti i costi nascondere al mondo l’esistenza di un’antica civiltà, gli Amenes, che rappresenterebbero appunto il leggendario popolo di Atlantide.

Tutto nasce quando il proprietario di una miniera scopre una camera segreta, piena di strane iscrizioni e contenente un teschio di ossidiana, perfetto, che richiama alla mente le prime pagine del libro, quando la baleniera Paloverde, incastrata tra i ghiacci dell’Antartide, scopre un veliero il cui equipaggio è morto assiderato circa mezzo secolo prima, e che contiene strani manufatti, tra cui un teschio di ossidiana in tutto e per tutto simile a quello della camera segreta.

Sarà appunto Dirk Pitt, con la sua squadra e con l’aiuto prezioso di Patricia O’Connell, esperta in iscrizioni antiche, a dover scoprire cosa si cela dietro quelle iscrizioni e perché ci sono persone che vogliono a tutti i costi impedirne la decifrazione, fino appunto alla scoperta finale.

Devo dire che, a livello di trama, a tratti sono rimasta perplessa. Sono abituata, con mia madre, a film con disastri naturali, con pazzi scatenati che vogliono distruggere e/o conquistare il mondo, e quindi non mi sono stupita più di tanto; ho trovato però un po’ stiracchiate alcune cose, come chi si cela dietro l’organizzazione che attacca continuamente Pitt e la sua squadra, cercando di ucciderli, o come la tesi del complotto di una famiglia di pazzi furiosi che decide di distruggere tutto il mondo per ricreare un popolo nuovo. Non tanto per l’idea, perché sinceramente ho letto anche di peggio, quanto piuttosto per il sottofondo politico della famiglia di pazzi furiosi. Insomma, mi è sembrato un po’ troppo incredibile per accettarlo, ecco.

A parte questo ho trovato comunque il libro abbastanza piacevole, scorrevole nonostante le quasi 600 pagine e interessante anche dal punto di vista storico; mi ha spinta a cercare di sapere cosa, di ciò che viene narrato nel libro, è veramente accaduto e cosa non lo è, cosa è scientificamente provato e cosa, invece, è frutto di invenzione. Da questo punto di vista è stato, per me, un libro stimolante, e devo ammettere che alla fine della lettura queste ricerche sono state immediate e mi hanno fatto scoprire cose che non conoscevo.

Credo comunque che chi stia cercando qualcosa su Atlantide possa rimanere deluso da questo libro, che sa più di thriller, da questo punto di vista, anche se non lo piazzerei in quel filone. Non contiene accenni alla “storia” di Atlantide; è un romanzo che sfrutta lo spunto di Atlantide, questo sì, e la teoria che questo famigerato continente perduto sia nascosto sotto ai ghiacci dell’Antartide. Chi invece cerca una lettura leggera, impegnativa quanto basta, e lunga abbastanza da occupare qualche pomeriggio, con un pizzico di mistero e di pericolo, ha trovato il libro giusto, a patto che non ricerchi anche una trama perfettamente realistica e credibile, perché personalmente l’ho trovata a tratti quasi assurda.

Alla fine non è un libro che mi sento di stroncare. Non lo è, secondo me.

E’ un libro che si pone verso la fine di una lunga serie dedicata al personaggio di Dirk Pitt e alla NUMA (organizzazione realmente esistente, peraltro) e che quindi, fatalmente, ha bisogno di qualcosa di nuovo per attirare il lettore.

Anche se la trama ha dell’incredibile, non è incoerente al suo interno, anzi. Regge abbastanza bene se si accettano certe esagerazioni, e secondo me questo è un punto a favore. Punto a sfavore, anche se prettamente personale: vengono citate troppe marche di oggetti. L’equipaggiamento da sub, ad esempio, viene descritto minuziosamente, anche chiarendo di che marca è questo o quello.

E’ una cosa che personalmente trovo fastidiosa, come mi sono sembrati tirati alcuni dialoghi, in cui l’autore ha inserito a forza la spiegazione di cosa sarebbe successo anche se, presumibilmente, il personaggio avrebbe potuto saperlo. Avrei apprezzato molto di più se queste cose fossero state inserite nella narrazione. Ma appunto, gusti personali.

Insomma, non è il massimo, e probabilmente l’autore ha fatto di meglio, ma sinceramente un bel 7 mi sento di darglielo: alla fine è stata una lettura piacevole, in parte anche istruttiva.

Fonte: Amazing Readers: il piacere della lettura

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